A fine novembre, nel circolo polare artico basso, la luce dura meno di un'ora. Il sole spunta a malapena all'orizzonte e, per via delle vertiginose sponde dei fiordi che circondano piccole città come Skjervoy, anche quando il cielo è limpido, potrebbe non essere sufficiente per essere baciati dal sole direttamente.
Veleggiando in questa ora blu perpetua, Chris Schmid è inflessibile: "Sono venuto nel Nord-Norge per fotografare orche e megattere" spiega "e questo periodo dell'anno offre la luce più affascinante. Abbandonando il blu delicato visibile nelle ore vicine all'alba e al crepuscolo, le tonalità si fanno più calde e virano verso i toni del magenta e del viola. La neve e il ghiaccio rifrangono questi colori nel paesaggio circostante, ammorbidendolo completamente e illuminando il mare. È buio e fa freddo ma è incredibilmente meraviglioso".
È però il crepuscolo il momento ideale per riprendere le orche? "Non proprio" sorride "ma è inevitabile in quel luogo, a quell'ora. È qui che migrano, inseguendo le aringhe. Quindi, se vogliamo vederle in questo habitat, dobbiamo andarci anche noi. Ho scattato molte volte sott'acqua" prosegue Chris "ma questa è stata la mia prima volta con le orche. Solitamente, mi occupo dei grandi felini dell'Africa, quindi è molto diverso, sotto molti aspetti".
Nonostante l'ambiente e il soggetto, le tecniche fotografiche sono sempre trasferibili. Una cosa, per esempio, è l'avvicinamento. "Quando abbiamo avvistato il pod, abbiamo calato un piccolo gommone "rib" nel punto in cui stavano mangiando" spiega. "Il rib ci ha permesso di avvicinarci alle orche più di quanto non avremmo potuto fare con la barca a vela, sia in termini di distanza che di altezza. Proprio come accade con gli altri animali, quando sono più vicino all'acqua posso inquadrare una porzione maggiore del paesaggio sullo sfondo e conferire al soggetto una certa profondità e contesto. Se sei in alto sul ponte della nave, non vedrai altro che acqua".
Come imposta quindi Chris la sua fotocamera nel crepuscolo artico? "In realtà, è come sempre", confessa. "La mia regola è scattare a una velocità dell'otturatore che è due volte l'inverso della lunghezza focale. Questo aspetto è davvero molto importante per mantenere gli scatti nitidi, soprattutto quando vuoi fotografare un soggetto in movimento da una piccola imbarcazione. Per esempio, se utilizzo il FE 70-200 mm f/2.8 GM OSS II di Sony, sceglierò almeno 1/400 s, arrivando forse anche a 1/1000 s. Qui, nella notte polare, significa sicuramente intervenire sull'apertura e usare impostazioni ISO più alte".
Per fortuna, utilizzando l'α7R V con la sua stabilizzazione integrata dell'immagine SteadyShot e un obiettivo con SteadyShot ottico, la tecnologia ci dà una mano. "È più difficile ottenere la nitidezza con meno pixel ma con il sensore ad alta risoluzione dell'α7R V non è stato un problema. Voglio ricavare tutti i dettagli possibili dall'esposizione, anche dovessi apportare qualche ritaglio, quindi la nitidezza è fondamentale. La stabilizzazione mi ha persino permesso di scattare una foto dell'aurora boreale a mano libera, a 0,8 secondi!”
Quindi, sopra l'acqua, condizioni impegnative. E sotto? "Ovviamente sott'acqua è sempre più buio ma, solitamente, puoi contare su un po' di luce diretta o sul flash. Ma non qui con le orche, perché il flash con loro non puoi usarlo. Anche in questo caso, quindi, significa dover lavorare a tutta apertura ad alti valori ISO. Fortunatamente, queste orche sono amichevoli quindi riesci a scattare con obiettivi grandangolari come il 16-35mm f/2.8 GM, mantenendo comunque l'otturatore intorno ai 1/200 s e affidandoti a valori ISO come 6400. Con una custodia impermeabile ben bilanciata, la fotocamera di Sony è molto stabile. Se lascio andare, non inizia a galleggiare".
Fortunatamente" prosegue, "α7R V offre prestazioni ISO stupefacenti. A 6400, è molto pulita e, in alcune occasioni, ho persino usato i 12.800. Se a ciò unisci i megapixel che offre, i risultati che ottieni sono incredibili".
Anche la messa a fuoco sotto l'acqua o sopra, al crepuscolo, sarebbe potuta essere un problema ma non lo è stata grazie all'innovativo sistema AF di α7R V. "Le complessità sono molte" ammette Chris "per esempio, scattare in condizioni di scarsa illuminazione, contro uno sfondo strutturato come l'acqua, avere solo una pinna su cui bloccarla, soprattutto considerando che le orche sono perlopiù nere! Sotto la superficie, c'è ancora meno luce ma usando la modalità spot flessibile non ho avuto alcuna difficoltà".
La sua escursione con le orche e le megattere è riuscita così bene che Chris sta programmando di tornarci a novembre 2023 per condurre un tour. "Quando vedi questi animali così da vicino, nel loro ambiente, ti cambia davvero la vita e, grazie ad α7R V, non mi sono perduto neanche un istante. Questi animali curiosi, desiderosi di interagire, sono anche garbati, ti passano a pochi metri di distanza con i loro piccoli e ti guardano negli occhi facendo attenzione a non sfiorarti. È tutto molto rispettoso e vorrei che l'umanità avesse sempre per loro lo stesso riguardo".
"Le immagini hanno una forza incredibile. In un solo scatto si può catturare un'emozione o far nascere un sentimento."