Dopo aver girato il mondo negli ultimi 20 anni e aver lavorato per ogni tipo di evento, il fotografo sportivo Giovanni Auletta ha deciso di specializzarsi nello sci e nel ciclismo. Tuttavia a causa dell'isolamento per il COVID-19, che ha decimato gli sport in tutto il mondo, "sarebbe stato impossibile continuare a lavorare nell'ambito di queste due discipline", racconta.
"Ho preso la prima settimana in isolamento come una vacanza", continua Auletta, "e la seconda ho pulito le mie fotocamere e sistemato le impostazioni. La terza settimana sono uscito la mattina presto per fotografare la mia città deserta e, senza rendermene conto, ho praticamente ricominciato a lavorare".
Messi momentaneamente da parte i suoi soggetti abituali, Giovanni ha sfruttato le restrizioni per trovare una nuova fonte di ispirazione e si è focalizzato su un soggetto con una storia personale di resilienza e adattamento. "Volevo lavorare in un luogo che avesse un'identità e una storia forti, così ho deciso di seguire le ginnaste della S.G.M. FORZA E CORAGGIO", racconta. "Si tratta della prima associazione sportiva di Milano, nata nel 1870 e sopravvissuta a due guerre mondiali, quindi è un luogo che sa bene cosa significhi adattarsi e conosce la resilienza".
Giovanni ha deciso di focalizzarsi non sulle singole atlete, bensì sull'incontro tra le squadre dopo la fine dell'isolamento. Ha scelto come soggetto la squadra di ginnastica ritmica, aggiungendo che ha voluto "raccontare uno sport di cui non si parla molto spesso, ma che si affronta con la stessa dedizione e passione di tanti altri sport più conosciuti".
Sebbene fotografare le ginnaste non fosse una novità per Giovanni, non l'aveva mai fatto 'in modo così intimo' e, naturalmente, le differenze con altri sport come lo sci erano numerosissime. "Innanzitutto, la ginnastica è uno sport da fare al chiuso, quindi c'è molta meno luce", spiega, "ma ci sono anche differenze di tipo fisico: per esempio, nello sci le distanze sono di gran lunga superiori e i tempi molto più esatti. Lo sci è senza dubbio uno sport 'one shot', ma non avevo mai fretta e potevo muovermi e scegliere il punto migliore da cui fotografare ogni atleta, adattandomi al luogo e alla luce".
Anche lo strumento del fotografo deve sapersi in qualche modo adattare e, dopo aver provato i modelli Alpha 9 di punta di Sony, Giovanni sa di poter contare sulla versatilità della sua fotocamera. "Che tu sia in un ambiente chiuso o all'aperto", spiega, "quando si fotografa un'azione la velocità dell'otturatore deve essere tendenzialmente molto rapida. Inoltre, nonostante le grandi finestre, la palestra era comunque poco illuminata, quindi è stata l'occasione perfetta per mettere alla prova la mia attrezzatura. Come al solito, Alpha 9 II ha superato brillantemente il test e mi ha permesso di lavorare con ISO molto alti senza perdere in qualità. Di conseguenza, ho potuto fare affidamento sulla funzione Auto ISO per adattare la fotocamera alla luce: in un posto come questo, dove la luce varia continuamente, è stato davvero utile".
Anche altre caratteristiche di Alpha 9 II hanno contribuito alla realizzazione della serie di immagini intime di Giovanni. "Non posso più fare a meno della funzione Real Time Eye AF della mia fotocamera Sony", confessa, "funziona benissimo e mantiene la messa a fuoco dove serve, permettendomi così di concentrarmi su altri aspetti dello scatto. Tra l'altro funziona anche in presenza di una forte retroilluminazione e con altri elementi come i nastri delle ginnaste, che spesso e volentieri vi passano di fronte: l'effetto non è mai confuso".
Anche il mirino elettronico di Alpha 9 II è stato fondamentale, "e il continuo passaggio del soggetto dalle zone in luce alle zone in ombra non ha mai costituito un problema per la fotocamera, poiché l'esposizione è cambiata di pari passo con le condizioni di illuminazione. Il silenzio dell'otturatore mi ha permesso di mantenere un profilo basso, tanto che le atlete non hanno quasi notato la mia presenza", aggiunge.
Per quanto riguarda la scelta di impostare 20 fotogrammi al secondo, Giovanni ha detto: "è sempre importante conoscere lo sport che stai fotografando, in modo tale da poterne anticipare i movimenti. In questo caso, non essendo particolarmente esperto, la modalità burst da 20 fotogrammi al secondo di Alpha 9 II mi è stata di grande aiuto e mi ha permesso di selezionare lo scatto perfetto".
Sfruttando l'obiettivo 24-105 mm f/4 G OSS per le panoramiche, ma utilizzando per lo più il suo inseparabile 70-200 mm f/2. 8 GM OSS, Giovanni è riuscito a trovarsi "alla distanza perfetta dalle atlete, né troppo vicino né troppo lontano dalla scena". L'apertura f/2.8 gli ha permesso poi di lavorare con una profondità di campo ridotta per mettere in risalto i soggetti nella palestra buia. "Per molte delle foto", spiega, "volevo concentrarmi esclusivamente sul gesto dell'atleta, quindi ho impostato l'apertura sul valore massimo e ho isolato le forme del corpo e le pose rispetto all'ambiente circostante".
"Questo lavoro", conclude Giovanni, "mi ha insegnato che non smetti mai di imparare, sia dal punto di vista tecnico che umano. Noi fotografi, al pari degli atleti, dobbiamo rimanere attivi, fisicamente e mentalmente, e l'apprendimento e l'adattamento hanno un ruolo fondamentale in tutto questo. Mi manca la montagna e non vedo l'ora che ricominci la stagione invernale, ma ho imparato che la ginnastica è uno sport fatto di amore e passione e ormai mi è entrato nel cuore".